Hacker cinesi attaccano la redazione del New York Times

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English: Wen Jiabao at WEF Annual Meeting in Davos 2009 (Photo credit: Wikipedia)

Un gruppo di hacker, che le autorità americane sospettano essere legati al governo cinese, ha ripetutamente attaccato il New York Times negli ultimi quattro mesi, violandone il sistema informatico e rubando numerose password. Questi attacchi, ha riferito lo stesso quotidiano, hanno avuto inizio nel periodo immediatamente successivo al 25 ottobre, giorno in cui il giornale ha pubblicato un articolo sulle indagini riguardanti il primo ministro Wen Jiabao e la fortuna fatta da alcuni suoi parenti.

Il New York Times ha fatto sapere di essere riuscito a sventare la minaccia e di avere richiesto l’aiuto di esperti informatici per evitare nuovi, futuri, attacchi.

‘Gli hacker cinesi hanno utilizzato dei metodi che i nostri consulenti hanno associato a quelli utilizzati dai militari cinesi, in passato, per penetrare nella rete del Times’, ha riferito il quotidiano citando delle prove raccolte dagli esperti della sicurezza informatica contattati.

Nel settembre 2012, a pochi giorni dall’apertura del XVIII Congresso del PCC, un’inchiesta pubblicata sul New York Times a firma di David Barboza, accusa Wen di aver accumulato un patrimonio immenso e di aver favorito familismi e clientele a spese dello stato negli anni ai vertici del partito e del paese.

In dieci anni, in Italia, è scoparso un intero grande ateneo

UNIVER~1 (1)Un allarme forte e chiaro: in dieci anni in Italia è scomparso, quanto a numero di iscritti all’università, un intero grande ateneo. In dieci anni gli immatricolati infatti sono scesi da 338.482 (anno accademico 2003/2004) a 280.144 (anno 2011/2012), con un calo di 58.000 studenti, pari al 17% in meno. Come se in un decennio fosse scomparso un intero ateneo di grandi dimensioni come la Statale di Milano.  Ai diciannovenni, il cui numero è rimasto stabile negli ultimi 5 anni, la laurea interessa sempre meno: le iscrizioni sono calate del 4% in tre anni, passando dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011. E il calo delle immatricolazioni riguarda tutto il territorio nazionale e la gran parte degli atenei. E’ quanto sottolinea il Cun, centro universitario nazionale, che sottolinea come ai diciannovenni, il cui numero è rimasto stabile negli ultimi 5 anni, la laurea interessi sempre meno: le iscrizioni sono calate del 4% in tre anni, passando dal 51% nel 2007-2008 al 47% nel 2010-2011.

L’Italia, sottolinea il Cun, si allontana dall’Europa anche nel numero dei laureati, largamente al di sotto della media Ocse: siamo al 34° posto su 36 Paesi (anno 2012). Solo il 19% dei 30-34enni possiede una laurea, contro una media europea del 30% (rilevazione al 2009). Il 33,6 % degli iscritti ai corsi di laurea, infine, è fuori corso mentre il 17,3% non fa esami. Il numero dei laureati nel nostro Paese è destinato a calare ancora perché, negli ultimi 3 anni, il fondo nazionale per finanziare le borse di studio è stato ridotto. Nel 2009 i fondi nazionali coprivano l’84% degli studenti aventi diritto, nel 2011 il 75%. Il 25% dei ragazzi quindi è rimasto fuori. La spesa per il diritto allo studio ha subito un andamento contrario a ogni dichiarazione di principio.

Diminuita drasticamente anche l’offerta formativa degli atenei: in sei anni sono stati eliminati 1.195 corsi di laurea. Quest’anno (2012/2013) sono scomparsi 84 corsi di laurea triennali e 28 corsi specialistici/magistrali (biennali). Se tale riduzione è in parte stata prima dovuta ad azioni di razionalizzazione adottate dagli atenei e indicate dal Cun, adesso è invece dovuta in larghissima misura alla pesante riduzione numerica del personale docente.

Va male anche sul fronte dei docenti. E’ infatti in corso una vera e propria emorragia di professori: in soli sei anni (2006/2012) il numero dei docenti si è ridotto del 22%. Nei prossimi 3 anni si prevede un ulteriore calo dei docenti di ruolo. Contro una media OCSE di 15,5 studenti per docente, in Italia la media è di 18,7 (includendo sia i docenti strutturati che quelli a contratto).

Ancora, le spese superano i fondi: dal 2001 al 2009 il Fondo di finanziamento ordinario (FFO), calcolato in termini reali aggiustati sull’inflazione, è rimasto quasi stabile dal 2001 sino al 2009, per poi scendere del 5% ogni anno, con un calo complessivo che per il 2013 si annuncia prossimo al 20%. Su queste basi e in assenza di un qualsiasi piano pluriennale di finanziamento moltissime università, a rischio di dissesto, non possono programmare la didattica né le capacità di ricerca.

A forte rischio obsolescenza perfino le attrezzature dei laboratori per la gravissima decurtazione dei fondi: anche i finanziamenti PRIN, cioè i fondi destinati alla ricerca libera di base per le università ed il Cnr, subiscono tagli costanti. Siamo infatti passati da una media di 50 milioni stanziati all’anno ai 13 milioni per il 2012. Infatti dai 100 milioni di euro assegnati nel 2008 e nel 2009 a progetti biennali (media per anno di progetto pari a 50 Meuro) a 170 milioni di euro cumulativi per il biennio 2010-2011 (ovvero 85 Meuro per anno), ma per progetti triennali (media per anno di progetto pari a 28 Meuro), per giungere a meno di 40 milioni di euro nel 2012, sempre per progetti triennali.

Pietro Grasso: ‘Falcone subì di tutto, impallidiscono i riferimenti di Ingroia’

grasso (1)‘Falcone, nella sua vita professionale, subì di tutto, cose enormi, di fronte alle quale impallidiscono i riferimenti di Ingroia‘ Lo afferma in un’intervista a Repubblica Pietro Grasso, capolista del Pd al Senato nel Lazio, commentando lo scontro tra il pm Ilda Boccassini e il leader di Rivoluzione civile, Antonio Ingroia

Per Grasso il paragone con Falcone ‘è fuori luogo’ ma anche il riferimento ‘è errato’: ‘Falcone – spiega – non ‘andò mai in politica’, non ci entrò mai. Ci si avvicinò in un ruolo tecnico e solo perché gli era stato impedito di continuare le indagini’ e per sua scelta subì attacchi ‘ dai magistrati e dai politici. Quando mise a punto il progetto per la Dna, ricorda Grasso, ‘magistrati del calibro di Caselli e dello stesso Borsellino firmarono una lettera contro. E fu necessario un decreto legge e poi il voto di fiducia per passare l’idea della Direzione nazionale antimafia‘.

Grasso risponde alle critiche rivolte alle toghe che passano in Parlamento: ‘Un conto è esercitare l’azione penale ed entrare in politica senza soluzione di continuità – dice -, un conto è farlo dopo un periodo di stacco’. ‘Io ho esercitato l’azione penale per l’ultima volta nel 2005 – prosegue -, da Procuratore capo a Palermo, poi ho svolto un ruolo di coordinamento. Nessuno può insinuare che abbia utilizzato il mio ruolo per fini politici’.

Ingroia? ‘Non scendo su questo terreno’, aggiunge Grasso, ‘dico solo, citando Calamandrei, che un magistrato non deve solo essere indipendente, ma anche apparire tale. E aggiungo anche: quando la politica entra nella giustizia, non è più giustizia’.

Nella polemica era già intervenuto l’ex procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. ‘Giovanni Falcone – ha detto – ha fatto cose talmente eclatanti che oggi, paragonarsi a lui, mi sembra un fuor d’opera’. Lo ha affermato ad Agorà, su Rai Tre, in riferimento allo scontro tra il pm Ilda Boccassini e il leader di Rivoluzione civile Antonio Ingroia.

‘C’è da riconsiderare – continua Grasso – ciò che ha subito Giovanni Falcone nella sua vita: ha subito un attentato all’Addaura ed è stato accusato di esserselo procurato da solo; è stato accusato di aver insabbiato le carte dei processi nel rapporto con la politica; è stato accusato di fare il professionista dell’antimafia; è stato accusato di andare nei palazzi della politica, dove effettivamente è riuscito a fare una legislazione che tutti ci invidiano’

Ieri il leader di Rivoluzione civile dopo le affermazioni del pm milanese Ilda Boccassini: ‘Ho atteso finora una smentita, invano. Siccome non è arrivata dico che l’unica a doversi vergognare è lei che, ancora in magistratura, prende parte in modo così indecente e astioso alla competizione politica manipolando le mie dichiarazioni”. Lo dichiara in una nota il candidato leader di Rivoluzione Civile, Antonio Ingroia, rispondendo alle dichiarazioni del Pm di Milano in merito al fatto di avere accostato il suo nome a quello di Falcone. ‘La prossima volta pensi e conti fino a tre prima di aprire bocca – aggiunge -. Quanto ai suoi personali giudizi su di me, non mi interessano e alle sue piccinerie siamo abituati da anni. Mi basta sapere cosa pensava di me Paolo Borsellino e cosa pensava di lei. Ogni parola in più sarebbe di troppo’.

Musy: rancore covato a lungo dietro l’attentato, un fermo

Alberto-MusyUn rancore covato a lungo: sarebbe questo, dice il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli, il motivo dietro l’agguato al consigliere comunale Alberto Musy, in coma profondo dopo il ferimento a colpi di pistola il 21 marzo scorso.

La squadra mobile ha fermato Francesco Furchì con l’accusa di essere l’autore del gesto, che avrebbe avuto tre moventi: il mancato appoggio di Musy per un concorso per una cattedra universitaria a Palermo, la mancata nomina a cariche comunali dopo l’impegno per la campagna elettorale, e il mancato impegno della vittima nel reperire investimenti per Arenaways, società ferroviaria privata italiana che opera nel trasporto di passeggeri leggeri.

L’indagine, ha detto Caselli, è stata mastodontica. ‘Un setacciamento di tutte le figure che gravitano nell’orbita della vittima, un po’ il lavoro dei cercatori d’oro’.

Per arrivare a Furchì si è partiti dal video delle telecamere vicino a casa della vittima, dove si vede un uomo con un casco in testa. 350 celle telefoniche sono state prese in esame nell’orario e nella zona del l’agguato. Le consulenze del Politecnico sui video delle telecamere di sicurezza hanno fatto stringere il cerchio attorno all’indagato.

‘La presenza dell’indagato in quest’area è sicura e non ci sono spiegazioni alternative alla paternità del delitto’.

Alberto Musy, il consigliere comunale  ferito a colpi di pistola, è molto stimato per la pacatezza dei toni che sono il suo stile anche in politica. Un’esperienza nella quale si è tuffato nella primavera scorsa, accettando l’invito a candidarsi sindaco, pur sapendo di avere la strada sbarrata da Piero Fassino, cavallo vincente del centrosinistra, e Michele Coppola, schierato dall’asse PdlLega Nord. Avvocato, docente di diritto privato comparato, ha 45 anni, é sposato e ha quattro figlie di cui la più piccola ha due anni. Nella sua attività professionale si occupa, tra l’altro, di cause di lavoro. Ha conosciuto la moglie, Angelica Corporandi D’Auvare, durante la campagna elettorale del Partito Liberale.

Musy insegna all’Università del Piemonte Orientale, ma è stato docente anche a Montreal, New York e Tel Aviv. L’anno scorso, dopo la rinuncia a candidarsi per i centrosinistra di Francesco Profumo, oggi ministro dell’Istruzione, Udc, Fli e Api avevano puntato proprio su Musy, un candidato della società civile con l’obiettivo di inserirsi nella lotta tra centrodestra e centrosinistra, cercare di convincere gli indecisi e riportare al voto i tante astenuti (34%) nella precedente consultazione. A Musy, che nei quattro anni precedenti il voto del 2011 aveva studiato il rilancio di Torino per il centro Einaudi, tuttavia, aveva pensato anche una parte del Pdl, prima di optare, al termina di una lunga discussione interna, sulla candidatura di Coppola, assessore regionale alla Cultura. Alle Amministrative Musy ha poi raccolto il 4,9% delle preferenze, con 21.896 voti.

Calciomercato: Balotelli al Milan, è confermato

Mario_Balotelli_1C’e’ l’accordo tra Milan e Manchester City, Mario Balotelli è un giocatore rossonero. Lo ha annunciato Milan Channel, che ha anche annunciato che domani Supermario sosterrà le visite mediche a Milano e firmerà il contratto che dovrebbe legarlo al Milan fino al 30 giugno 2017. Per Balotelli contratto fino al 2017 a 5 milioni l’anno.

Secondo il ‘Sun‘,  SuperMario avrebbe organizzato un party a casa sua per salutare gli amici più stretti.

 Il suo agente Mino Raiola è volato a Manchester per la seconda volta nel giro di pochi giorni, con la disponibilità del Milan a chiudere l’acquisto a titolo definitivo per 20 milioni di euro, con pagamento in 5 rate annuali, ciascuna da 4 milioni di euro.

L’arrivo di Balotelli non esclude affatto quello di Kakà. Arriva dal Real Madrid, e precisamente dal vice di Mourinho Kakanka, la notizia che la trattativa con il Milan va avanti e che si cerca di trovare la soluzione “ideale per tutti”. Con SuperMario in rossonero è prevedibile che il Milan acceleri le operazioni per la cessione di Antonini e di Abate, chiesti rispettivamente dallo Spartak Mosca e dallo Zenit San Pietroburgo di Spalletti.

Brasile: dopo la tragedia, le manette. Scattano i primi arresti dopo l’incendio del ‘Kiss’

Brasile-Incendio-discoteca-KissSono tre le persone arrestate per l’incendio alla discoteca brasiliana ‘Kiss’ costato la vita a 232 ragazzi a Santa Maria, nel sud del Brasile. Questa mattina è stato arrestato Elissandro Callegaro Spohr, uno dei proprietari del locale, da ieri ricoverato in ospedale per ‘intossicazione’, ma sono stati arrestati  anche due componenti della band ‘Gurizada Fandangueira’, intercettati dalla polizia nei municipi di Mata e Sao Pedro do Sul. Una quarta persona risulterebbe ancora ricercata. Il rogo si era sviluppato dopo che uno dei componenti della banda aveva acceso un bengala. Le scintille avevano fatto prendere fuoco il tetto insonorizzato in polistirolo e si erano rapidamente propagate. Tra i giovani, per lo più universitari, si è scatenato il panico e le uscite di sicurezza erano state chiuse per impedire che qualcuno entrasse senza pagare. Così la discoteca si è trasformata in una trappolala maggior parte dei ragazzi è morta asfissiata o calpestata. I morti sono stati 232. Sono invece 79 le persone ricoverate in terapia intensiva: circa l’80% dei ricoverati sono pazienti intossicati dall’inalazione del fumo, il 20% invece ha riportato ustioni gravi. Nella notte non si è registrato nessun decesso, ma prossime ore saranno “critiche” per molti dei pazienti.

Uno dei componenti della band ha raccontato che ai primi segnali di incendio alcuni funzionari del locale hanno cercato di spegnerlo, ma l’estintore ‘non ha funzionato’. Rodrigo Martins, chitarrista, ha confermato che il loro show è stato accompagnato, come sempre, da effetti pirotecnici, ma ha anche ammesso che ‘non amava’ particolarmente l’idea, sostenendo che il ricorso allo stratagemma fosse invece difeso dai ‘proprietari del gruppo’. Tra questi, oltre al cantante Marcelo dos Santos e il batterista Marcio Andrè Santos, c’era anche il fisarmonicista Danilo Jaques, l’unico della banda tra le vittime.

L’incendio ha provocato immensa commozione in Brasile, dove sono giunti messaggi di cordoglioanche da parte di star della musica internazionale e da Papa Benedetto XVI. La nazione intera si è stretta attorno al lutto di amici e parenti delle vittime dell’incendio. Mentre in mattinata si sono svolte i primi funerali la cerimonia prevista a Brasilia per i 500 giorni dai Mondiali 2014 è stata annullata, come ha riferito in un comunicato il Ministro dello Sport, Aldo Rebelo. A manifestare per prima in maniera accorata il proprio cordoglio, attraverso i più importanti social network, è stata la cantante Lady Gaga.  Altro artista internazionale a esprimere le proprie condoglianze è stato il cantante dei Guns ‘n Roses, Axl Rose, anche lui ‘terribilmente addolorato e in preghiera per i sopravvissuti’.

La discoteca ha tentato di difendersi diffondendo un comunicato sulla propria bacheca di Facebook, nel quale si afferma che ‘lo staff del locale era dei più qualificati e debitamente pronto alla gestione di qualunque emergenza’. Ma la pagina è stata sommersa da oltre 250mila commenti di protesta.

(fonte il Fatto Quotidiano)

Ustica, sentenza storica: lo Stato italiano condannato a pagare 100 milioni

getmediaLa Corte di Cassazione ha emesso oggi una storica sentenza sull’episodio di Ustica, affermando che il Dc9 dell’Itavia che cadde il 27 giugno 1980 con 81 persone fu abbattuto in seguito a uno scontro tra jet militari.

Lo riferisce un funzionario.

La Corte Suprema ha così confermato una sentenza civile emessa dal Tribunale di Palermo nel settembre 2011, che ha condannato lo stato al pagamento di oltre 100 milioni di euro ai familiari delle vittime per non aver garantito la sicurezza del volo.

Secondo la sentenza l’aereo civile fu abbattuto o da un missile o cadde in seguito a una “quasi collisione” con un caccia militare.

‘Tutti gli elementi considerati consentono di ritenere provato che l’incidente occorso al Dc9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell’esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l’aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l’aereo nascosto ed il Dc9’, scriveva nel 2011 il giudice della III sezione civile del Tribunale di Palermo, Paola Proto Pisani.

Il Dc9 dell’Itavia, la sera del 27 giugno 1980 in volo da Bologna a Palermo, attraversò dunque un corridoio di guerra e per questa ragione cadde in mare, all’altezza dell’Isola di Ustica. Abbattuto in seguito ad uno scontro tra aerei militari. E la responsabilità di tutto questo va ricondotta allo Stato italiano, in particolare al ministero dei Trasporti e quello della Difesa.

I ministeri sono stati condannati per non aver protetto le vite dei passeggeri e dell’equipaggio, in tutto 81 persone, e per una serie di depistaggi che hanno impedito ai familiari di apprendere la verità.

In precedenza, l’unico procedimento giudiziario conclusosi con sentenza definitiva in Italia sul caso era quello che aveva mandato assolti due generali dell’Aeronautica accusati dai magistrati di aver compiuto depistaggi sulla vicenda.

Maturità: ecco le materie

MaturitA-2007-dopo-sei-anni-infatti-tornano-le-commissioni-miste_h_partbLatino al liceo classico, matematica allo scientifico, lingua straniera al linguistico. Sono alcune delle materie scelte per la seconda prova scritta della maturità 2013 contenute nel decreto firmato dal ministro dell’Istruzione, l’Università e la Ricerca Francesco Profumo che individua, tra l’altro, anche le materie assegnate ai commissari esterni. Gli scritti si svolgeranno il 19 giugno (prima prova) e 20 giugno (seconda prova).

Tra le altre materie scelte per il secondo scritto, ci sono Pedagogia al Liceo pedagogico; Disegno geometrico, Prospettiva, Architettura al Liceo artistico; Economia aziendale ai Ragionieri, Tecnologia delle costruzioni ai Geometri; Alimenti e alimentazione all’Istituto professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione.

Per gli Istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale. Per questa ragione la seconda prova potrà essere svolta, come per il passato, in forma scritta o grafica o scritto-grafica o scritto-pratica, utilizzando, eventualmente, anche i laboratori dell’istituto.

Una novità di quest’anno è che il decreto relativo alle materie d’esame è stato per la prima volta protocollato attraverso una procedura informatica e non più cartacea (ora è in via di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale). Online anche la presentazione della domanda di partecipazione agli Esami in qualità di presidenti di commissione e di commissari d’esame da parte di presidi e insegnanti (modalità già adottata l’anno passato).

Il provvedimento firmato dal ministro Profumo individua, tra l’altro, anche le materie assegnate ai commissari esterni seguendo il criterio della rotazione delle discipline. Si è dato comunque particolare rilievo agli insegnamenti di Matematica e di Lingua straniera e a questo proposito quest’anno, per la prima volta, la Lingua straniera, negli istituti tecnici e professionali che prevedono tale insegnamento, è stata affidata ai commissari esterni.

Quanto agli istituti scolastici coinvolti nel progetto Esabac, finalizzato al rilascio del doppio diploma italiano e francese, hanno raggiunto quota 50 (erano 40 l’anno scorso).

Processo Ruby: la madre non è in aula ‘Berlusconi non paga il viaggio’

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi (Photo credit: Wikipedia)

Era stata citata come testimone ma non è potuta venire a Milano dalla Sicilia perché la difesa di Berlusconi non le ha pagato le spese del viaggio che lei non è in grado di sostenere.

Lo ha spiegato in un fax Zhara Yazhini, madre di Ruby che abita a Letojanni in provincia di Messina citata come testimone dai legali dell’ex premier imputato per concussione e prostituzione minorile, in cui la donna spiega che lo studio Ghedini (che difende Berlusconi) non ha autorizzato la spesa del biglietto aereo all’agenzia di viaggi con la quale lei si era messa in contatto. ‘Sono disponibile a testimoniare – scrive la mamma di Ruby nel fax – purché mi sia spesato il viaggio essendo io e la mia famiglia in difficoltà economiche’.

La difesa di Berlusconi, l’avvocato Paola Rubini, che in aula rappresenta la difesa di Berlusconi perché Piero Longo e Niccolò Ghedini sono impegnati nella campagna elettorale, ha affermato che probabilmente c’è stato un equivoco in quanto era stata data l’autorizzazione al pagamento del viaggio.

I giudici si sono ritirati in camera di consiglio perché la difesa di Berlusconi ha chiesto di ricitare la teste per la prossima udienza, ma il pm Ilda Boccassini si è opposta affermando che ‘se ci fosse stata la reale intenzione di sentirla potevano essere fatti online i biglietti aerei. Valuterà il tribunale se c’è ancora la necessità reale da parte della difesa di sentire la testimone, costringendo la signora a fare centinaia di chilometri in macchina’.

Iran: arrestati giornalisti riformisti a 5 mesi dalle elezioni

Le Monde front page

Le Monde front page (Photo credit: Wikipedia)

 In Iran sono stati arrestati 11 giornalisti riformisti a meno di cinque mesi dalle elezioni presidenziali del 14 giugno. La stampa locale ha riferito che i reporter, tutti appartenenti a testate critiche verso il regime degli Ayatollah, sono accusati di aver collaborato con media stranieri in Farsi. L’Iran sta entrando in campagna elettorale e dopo il precedente delle contestate presidenziali del 2009, a cui fecero seguito mesi di proteste di piazza dell’opposizione riformista. I giornalisti sono stati prelevati dai luoghi di lavoro con l’accusa di ‘collaborazione con media anti-rivoluzionari in lingua persiana’.

Gli arrestati lavorano per testate riformiste come i quotidiani ‘Shargh‘, ‘Arman‘, ‘Bahar’ e ‘Etemad’, per il settimanale ‘Aseman’ e l’agenzia di stampa ‘Ilna’, che tratta questioni sociali.

Teheran considera ostili i servizi internazionali in Farsi di testate straniere come Bbc persiano, Voice of America e Radio Farda, una radio con base a Praga finanziata dagli Usa.

Fra i giornalisti arrestati ieri – riporta Le Monde – figura l’umorista Pouria Alami e la notista politica Saba Azarpeyk. Non è chiaro in quale centro di detenzione siano stati portati. Si tratta di sette uomini e quattro donne, i loro nomi sono stati diffusi dai loro direttori.

Alcuni degli arrestati avevano già trascorsi dietro le sbarre per aver scritto articoli critici del regime o di difesa dei diritti delle donne poi citati da media iraniani dissidenti operanti all’estero. Tre di loro provengono dal giornale riformista Etemad, altri tre dallo Shargh: il direttore ha raccontato che sono stati prelevati nella redazione. La Azarpeik, del settimanale Tejarat-e-Farda, è invece scomparsa e i colleghi ne temono l’arresto. E’ stato poi bloccato, senza comunicarne i motivi, il sito conservatore Tabnak, vicino all’ex comandante delle Guardie rivoluzionarie Mohsen Rezaei. Sabato erano stati arrestati Milad Fadaie, caporedattore del servizio politico dell’agenzia ufficiale Ilna, e Soleyman 

Mohammadi, caporedattore della cronaca del quotidiano Bahar: entrambi sono stati portati nella prigione di Evin.

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